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Ricerca sull'Inchiesta della Congregazione dei libri proibiti - RICI
La documentazione prodotta dall'Inchiesta che la Congregazione dell'Indice dei libri proibiti condusse tra gli Ordini regolari maschili in Italia, dopo la pubblicazione nel 1596 dell' Index librorum prohibitorum di papa Clemente VIII, costituisce una fonte privilegiata per avvicinare il mondo spirituale degli uomini dei chiostri allo spirare del secolo XVI. La decisione, presa nel 1598 dal Prefetto della Congregazione, Agostino Valier, e dal collegio dei cardinali, di richiedere ai Superiori degli Ordini diffusi sul territorio italiano gli elenchi dei libri posseduti a qualsiasi titolo dai conventi e dai religiosi, mirava con espliciti intenti censori a verificare la presenza di libri “prohibiti”, “suspecti” o “expurgandi”. Il risultato dell'ampio, ancorché lacunoso, censimento forzato è costituito dagli inventari allora redatti e inviati alla Congregazione nell'arco di tempo che va dal 1598 al 1603, raccolti negli attuali codici Vaticani Latini 11266-11326.
Dopo il primo richiamo di attenzione di Romeo De Maio (1973), su questa fonte documentaria si è incentrata un'ampia serie di contributi, per lo più parziali e relativi a singoli Ordini e a singoli ambiti territoriali. Nel 2001 ha avuto inizio un progetto di studio sistematico, denominato “Ricerca sull'Inchiesta della Congregazione dell'Indice” (RICI), coordinato dal prof. Roberto Rusconi, promosso dall'Associazione don Giuseppe De Luca, con il patrocinio di alcuni Ordini religiosi e con la partecipazione del MIUR e delle università di L'Aquila, Chieti, Firenze, Macerata, Milano 'La Cattolica', Roma 'La Sapienza' e Roma Tre.
Un primo significativo risultato ottenuto dal progetto è la realizzazione della banca dati on line RICI che costituisce uno strumento informativo di forti potenzialità a supporto di molteplici percorsi di ricerca. RICI è stata realizzata, a partire dalla trascrizione integrale delle liste librarie contenute nei codici Vaticani Latini sopra indicati, con la strutturazione in campi degli elementi bibliografici identificativi dei testi in esse descritte e il relativo collegamento alle descrizioni delle corrispondenti edizioni a stampa identificate su repertori bibliografici autorevoli, in linea (e.g. Edit16 e Opac SBN) e tradizionali (annali tipografici o cataloghi di biblioteche). Con il complesso reticolo di connessioni tra opere, testi, manoscritti e a stampa, autori, curatori e revisori editoriali, edizioni, tipografi e editori, luoghi di pubblicazione, possessori, siano essi conventi e monasteri o singoli padri collegati alle strutture di residenza, RICI rappresenta una fonte informativa e uno strumento di base per ulteriori e diversificate indagini, rese possibili dalla combinazione della grande mole e varietà dei dati strutturati.
La visione d'insieme della documentazione, facilitata dalla versione elettronica, consente una lettura diretta e sincronica del patrimonio librario e della conservazione e circolazione del libro all'interno del circuito claustrale alla fine del secolo XVI e nei primissimi anni del secolo XVII. Essa ha, inoltre, una particolare rilevanza per quegli Ordini soppressi da tempo, per i quali le liste vaticane costituiscono una fonte unica ed esclusiva della tradizione culturale. Gli inventari redatti tra il 1598 e il 1603, tuttavia, documentano un'immagine fissa e riflessa della configurazione spirituale e culturale degli Ordini religiosi che ha bisogno di essere dinamizzata e contestualizzata attraverso ulteriori indagini e approfondimenti. A tal fine sono stati elaborati dai componenti del gruppo di ricerca alcuni contributi, che hanno riguardato singoli Ordini religiosi, come i Terziari Regolari di S. Francesco, la Congregazione dei Celestini, l'Ordine dei Servi di Maria, l'Ordine dei frati Minori dell'Osservanza, l'Ordine dei Cappuccini, e alcuni temi specifici, come i libri posseduti dalle monache casualmente entrati a far parte dell'Inchiesta e la questione dei libri proibiti.
Contestualmente l'attività della Congregazione dell'Indice dei libri proibiti e i suoi rapporti con la Congregazione del S. Ufficio sono stati oggetto di studi ampi e innovativi, in particolare ad opera di Gigliola Fragnito e Vittorio Frajese, che hanno messo in luce il complesso processo di definizione di “libro proibito” e di determinazione delle procedure della censura ecclesiastica sulle pubblicazioni a stampa. Le ricerche sono state condotte per lo più sulla documentazione censoria, la cui visione è stata resa possibile dalla recente apertura agli studiosi degli archivi della Congregazione per la dottrina della fede (ex S. Ufficio), e hanno chiarito meccanismi e dispositivi della repressione da parte delle istituzioni ecclesiastiche. In ogni caso, per quanto grande sia stato il peso dell'attività censoria da parte della Chiesa cattolica a partire dalla metà del secolo XVI e per quanto rilevante ciò sia stato nel condizionare lo statuto della produzione libraria in Italia della seconda metà del '500, la complessa problematica non può esaurirsi all'interno di una dimensione puramente inquisitoriale e censoria.
La documentazione prodotta dall'Inchiesta della Congregazione dell'Indice - anch'essa confluita negli archivi della Congregazione per la dottrina della fede - offre dal canto suo la possibilità di verificare quale sia stata la percezione dei divieti nell'ampio panorama degli Ordini regolari diffusi su tutto il territorio italiano, soprattutto a fronte della politica censoria nei confronti del libro che ha visto la pubblicazione definitiva dell' Index librorum prohibitorum di papa Clemente VIII solo alla fine del secolo, nel 1596. Negli studi condotti sinora su tale fonte specifica si intravedono alcune indicazioni che vanno tuttavia ulteriormente approfondite: oltre alla persistente attestazione delle opere di Erasmo, malgrado le tassative proibizioni, risulta abbastanza evidente che la circolazione di libri proibiti appare alquanto limitata, almeno per quanto riguarda le istituzioni dei Regolari, e in taluni casi la loro presenza sembra quasi inconsapevole. Per meglio valutare la portata di una sostanziale auto-censura, operata all'interno di conventi e di monasteri nel corso dei decenni della seconda metà del '500, è opportuno indagare ulteriormente sulla percezione del carattere "proibito" dei testi, soprattutto per quanto attiene all'ambito dei volgarizzamenti biblici.
Resta ferma la considerazione che nell'ambito della cultura libraria gli uomini degli Ordini regolari furono protagonisti di grande rilievo e svolsero un ruolo particolarmente significativo in tutte le sue articolazioni, dalla produzione alla conservazione, dalla circolazione alla fruizione del libro, anche se ovviamente il loro ruolo, per quanto influente, non deve essere inteso come esclusivo. L'obiettivo del Convegno è quello di condividere e confrontare alcuni risultati raggiunti dal Progetto di ricerca con autorevoli studiosi di tematiche affini e di consolidare una visione complessiva delle dinamiche in gioco, alla luce delle quali interpretare al meglio il potenziale informativo della documentazione presa in esame.
Rosa Marisa Borraccini - Roberto Rusconi
Macerata, 19/05/2006
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