Biblioteche 'disvelate'. Saggi di scavo storico-bibliografico nella comunale di Sarnano
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La biblioteca comuale di Sarnano

La nascita della Biblioteca risale precisamente a 140 anni fa, alla delibera consiliare del 14 novembre 1868 con cui il Consiglio, unanime, richiese alla Prefettura di Macerata "la cessione de' libri appartenuti alle soppresse corporazioni religiose per destinarli a pubblica biblioteca" (Archivio storico comunale di Sarnano - ASCS, Decreti consiliari, 1866-80, p. 177-178).

L'operazione si iscriveva nel contesto storico-giuridico conseguente alla dichiarazione dell'Unità d'Italia, al Decreto 3 gennaio 1861 n. 705 del Commissario straordinario per le Marche, Lorenzo Valerio, e al successivo Regio Decreto 7 luglio 1866 n. 3036, che regolavano le operazioni di soppressione degli Ordini e delle Corporazioni religiose. L'art. 24 di quest'ultimo prevedeva: "i libri e manoscritti, i documenti scientifici, gli archivi, i monumenti, gli oggetti d'arte che si troveranno negli edifici appartenenti alle Case religiose [...] si devolveranno a pubbliche biblioteche od a musei, mediante decreto del Ministro dei Culti, previi gli accordi col Ministero della Pubblica Istruzione".

Il 12 giugno 1869, dopo un lungo iter burocratico tra gli uffici del Ministero della Pubblica Istruzione, dell'Amministrazione del fondo per il culto e della Direzione demaniale, le biblioteche dei tre conventi sarnanesi degli Agostiniani, Cappuccini e Oratoriani di S. Filippo (o Filippini) furono consegnate al Municipio con il benestare di Filippo Raffaelli, Presidente della Sezione conservatrice dei monumenti delle Marche, che autorizzò la rimozione dei libri dagli ambienti claustrali ormai deserti per impedirne il deterioramento e la dispersione e assicurarne la tutela in locali più idonei e sicuri (Archivio Centrale dello Stato, MPI, Direzione per l'Istruzione superiore, Università e istituti superiori 1860-1881, Biblioteche claustrali, busta 105, fasc. 40: Macerata, Sarnano). La neonata Biblioteca pubblica fu alloggiata nei locali del Palazzo del Popolo in Piazza Alta e, nel rispetto delle clausole concordate, fu dotata di un appannaggio annuo di 200 lire per l'incremento dei fondi e l'aggiornamento del patrimonio (ASCS, Decreti consiliari, 1866-80, p. 742). Negli anni successivi però essa andò incontro ad un inesorabile decadimento e la sua sorte non fu dissimile da quella di molte altre consorelle, non solo marchigiane, sorte in quel contesto storico. Nonostante il principio della 'pubblica utilità' proclamato al momento dell'istituzione, la magistratura civica si mostrò impreparata a far fronte agli oneri derivanti dalla gestione del patrimonio ecclesiastico - testimonianza preziosa di una stagione culturale ormai al tramonto, non più rispondente agli interessi dei nuovi lettori, laici e borghesi, attratti da letture di intrattenimento e di informazione - e non fu in grado di trasformare la biblioteca in uno strumento visibile e utile alla collettività.

Solo nel 1937 essa fu trasferita negli ambienti restaurati dell'odierno palazzo comunale - l'ex convento di San Francesco - e si provvide al riordinamento dei volumi e al restauro dei manoscritti più antichi, grazie all'interessamento di Giuseppe Abate e al sostegno economico del Ministero della Pubblica Istruzione e della Soprintendenza bibliografica (Sarnano, Biblioteca comunale, Archivio storico, Cartella Verbale del trasferimento e riordinamento della biblioteca). Dal dopoguerra ad oggi, tuttavia, la Biblioteca ha progressivamente ampliato e consolidato le caratteristiche proprie della 'pubblicità' e della 'contemporaneità' ponendosi sempre più in sintonia con la cittadinanza e intercettandone i bisogni. Oggi può a buon diritto tornare a ritessere le fila del proprio passato proponendo ai concittadini e ai visitatori i primi risultati dei sondaggi di scavo effettuato nel suo 'fondo antico' e richiamando alla memoria - svelandola - la tela dei rapporti intellettuali e umani che vi si celano.

Rosa Marisa Borraccini