Biblioteche 'disvelate'. Saggi di scavo storico-bibliografico nella comunale di Sarnano
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I libri del cardinal Sarnano
Sara Cosi

Costanzo Torri (Boccadifuoco o Cardinal Sarnano) nacque a Sarnano il 4 ottobre 1531. A dieci anni entrò nell'Ordine dei Frati Minori Conventuali. Studiò teologia e filosofia, conseguendo il titolo di magister a ventotto anni. Insegnò filosofia e teologia nelle università di Perugia, Ferrara, Pavia, Padova e Roma. Il 14 maggio 1567 fu insignito della laurea da Felice Peretti, allora vicario apostolico e vescovo di Sant'Agata dei Goti. Nel frattempo venne acquisendo una notevole popolarità anche come predicatore.

A lui la città natale deve sia l'ampliamento del convento di S. Francesco, progettato dal valente architetto Giuliano Grande da Macerata, sia il notevole arricchimento della biblioteca in esso custodita.

"Carissimo a Sisto V", il suo nome è anche intimamente legato alla storia della fondazione del pontificio Collegio S. Bonaventura (18 dicembre 1587). Il pieno coinvolgimento nell'iniziativa papale culmina nella preparazione congiunta con altri dotti (tra i quali il marchigiano Angelo Rocca), della edizione vaticana dell'intera opera del Serafico dottore, pubblicata in sette volumi tra il 1588 ed il 1599, funzionale agli scopi del Collegio sistino.

Scrisse numerose opere di carattere teologico e filosofico, in particolare commenti ad Aristotele. La sua Summa theologiae venne pubblicata dalla Stamperia Vaticana nel 1592 (Antico Cinque 208). Tra le altre sue opere e le edizioni dei testi da lui accuratamente corrette di vari maestri della Scolastica, assai diffuse in ambiente accademico come testimoniano le numerose ristampe, vanno ricordate quelle che compongono l'analisi sistematica del pensiero di Duns Scoto, nonché l'edizione delle opere del suo discepolo Antonio Andrés e di Pietro Aureolo (cfr. per quest'ultimo i codd. E 92 ed E 101); non ultime le sue postille ai Commentarii in Evangelium Ioannis et in Epistolam Pauli ad Hebræos del confratello Giovanni Antonio Delfini con dedica a Sisto V, il cui stemma campeggia sul front. (Antico Cinque 171).

Consacrato cardinale nel Concistoro del 16 novembre 1586, con il titolo di S. Vitale conferitogli da Sisto V il successivo 14 gennaio, il 6 aprile 1587 fu nominato vescovo di Vercelli, ma dovette rinunciare a tale carica per gli impegni assunti presso la Curia romana. Il 20 aprile 1587 aveva poi ottenuto il titolo di S. Pietro in Montorio, eretto dal pontefice il 13 dello stesso mese. Adottò come stemma un serafino alato, doppiamente significativo in quanto analogo a quello che il Comune di Sarnano aveva fatto proprio in memoria di s. Francesco.

Lo stemma è anche l'unica testimonianza esplicita dell'unione tra il cardinale e alcuni dei libri a lui riconducibili nelle collezioni della Biblioteca comunale di Sarnano. L'appartenenza al Torri del cod. E 161, contenente gli Encomi mariani di Antonio Vonico, dallo stesso autore a lui dedicati, è resa certa dallo stemma finemente disegnato in policromia sul piatto anteriore del volume. Una versione tracciata a inchiostro dello stesso stemma, oltre a figurare nel primo foglio di guardia del cod. E 99, ricorre in forma ridotta e più sbrigativa in calce al f. 145r del cod. E 93. Infine lo stemma figura anche a stampa sul frontespizio di due edizioni dedicate al cardinale: come incisione calcografica nel primo tomo della Pars Meridionalis sermonum in Evangelia dominicalia di Francesco di Osuna, di cui a Sarnano si conservano due esemplari (Antico Cinque 327/1 e 328); come xilografia nel commento di Giacomo Marotta ai Praedicabilia di Porfirio raccolto in un esemplare composito, contenente altre due opere del teologo napoletano (Antico Cinque 656/1-3: l'opera citata è la seconda in sequenza, mentre sul primo dei tre front. legati assieme è apposta anche la nota ms. del nipote Costanzo Crizi).

Morì a Roma il 31 dicembre 1595. Le sue spoglie vennero successivamente trasferite a Sarnano per iniziativa del fratello Sante e deposte all'interno di S. Francesco, dove si possono ancora leggere due iscrizioni a lui dedicate dai nipoti Andrea ed Annibale Crizi, rispettivamente nel 1643 e nel 1759 .