|
|
Percorsi >
Antonio Innocenzi
I libri di una famiglia, gli Innocenzi di Sarnano: Antonio, maestro e predicatore
Silvia Alessandrini Calisti
Antonio Innocenzi, frate conventuale, maestro in Sacra Teologia, fu un personaggio di notevole spessore. Membro di una
importante famiglia di Sarnano, fratello di Bernabeo, teologo della Cattedrale di
Ascoli, e di Guidobaldo, notaio, si distinse particolarmente all'interno dell'Ordine religioso di appartenenza.
Nacque nella seconda metà del '500, compì gli studi a Perugia e, dopo aver sostenuto un severo esame, fu ammesso alla predicazione con
l'approvazione del ministro generale Filippo Gesualdo. Conseguì la laurea nel capitolo generale di Assisi, il 31 maggio 1599, e ottenne
ben presto incarichi di responsabilità: agli inizi del '600 fu guardiano del convento di Macerata e nel 1605 divenne Scriptor provinciae,
ovvero segretario provinciale della Marca. Venne poi eletto Definitore perpetuo della stessa provincia, consultore del S. Uffizio e
guardiano del convento di Ancona. Apprezzato per le sue doti di predicatore, effettuò frequenti spostamenti in occasione della Quaresima
tra Marche ed Emilia Romagna. Intorno al 1616 si trasferì a Roma, presso la chiesa dei SS. XII Apostoli, dove ricoprì la carica di
cancelliere, fin verso il 1624, e poi quelle di commissario della Società del Cordone, nel 1632, e di custode della stessa nel 1635.
Trascorse la vecchiaia nella città natale e nel 1644 ottenne di destinare al convento di Sarnano un censo di cui era titolare e i relativi
frutti. La sua attenzione si diresse in particolare verso la 'libraria', situata, com'era consuetudine, nel piano superiore dell'edificio,
e che disponeva di volumi fin dal XIII secolo. A testimonianza della cura con cui il religioso si dedicò al patrimonio librario si ricorda
che, oltre a contribuire al suo arricchimento, nel 1647, in qualità di guardiano, richiese la scomunica per chi avesse sottratto libri e
manoscritti dalla biblioteca. Tale proibizione rimase in vigore per quasi due secoli, fino a quando, nel 1822, su richiesta dei Filippini,
subentrati ai Francescani nel convento sarnanese, si ottenne la revoca per permettere ai religiosi di portare libri nelle proprie celle.
Il rescritto con cui si concesse l'abrogazione del divieto, tutt'ora conservato nella Biblioteca comunale, reca la data del 13 febbraio.
Nel 1650, vecchio e malato, l'Innocenzi risiedeva ancora nel convento sarnanese, dove morì non molto tempo dopo
(Ancona, Curia provinciale OFMConv, Archivio Parisciani).
Antonio dispose certamente di un notevole corredo librario, prevalentemente a carattere filosofico e teologico: erano già circa 60 i volumi
che aveva in uso nella primavera del 1600, durante un breve soggiorno nel convento di Falerone, come si deduce dalla lista che compilò
in occasione dell'Inchiesta della Congregazione dell'Indice dei libri proibiti (Cod. Vat. Lat. 11280),
che impose a tutti gli Ordini regolari maschili d'Italia di inviare a Roma elenchi dei libri posseduti a qualsiasi titolo dai conventi e dai
religiosi, con chiaro intento censorio.
Molti di questi testi lo accompagnarono nei suoi spostamenti e, successivamente alla sua morte, rimasero nella biblioteca del patrio
convento, con la quale sono confluiti nella comunale. Ne è conferma l'attuale presenza di sue
note manoscritte, solitamente lasciate nelle
carte di guardia dei volumi che gli appartennero.
Tra questi libri, sette erano già presenti nell'elenco redatto dal frate nel 1600, mentre
altri entrarono in suo possesso in un secondo momento.
|
|